Malika Ayane – Naif – recensione cd
Considero Malika Ayane, sinceramente, una delle artiste più interessanti del panorama musicale italiano contemporaneo. È nata, si è consolidata e continua a proporsi con cadenza regolare in quella culla nazional-popolare rappresentata dal festival di Sanremo e, in ogni edizione, è riuscita a distinguersi rispetto alla mediocrità che, troppo spesso, regna sovrana in quel contesto.
Nel 2009 esplose con la toccante “Come foglie”, evidenziando il suo timbro vocale che sa facilmente riscaldare l’anima e, da quel momento in poi, non si è praticamente più fermata, collaborando fra gli altri con cantautori del calibro di Paolo Conte, Cesare Cremonini (ormai ex fidanzato), Francesco De Gregori e soprattutto consolidando un sodalizio col bravissimo Pacifico, che ha scritto con lei quasi tutto questo nuovo album dall’intrigante titolo: “Naif”.
E, poiché ho citato Sanremo, non posso non partire da “Adesso e qui (nostalgico presente)”, pezzo vincitore del premio della critica (ogni tanto riesco ad essere d’accordo perfino con i così detti “esperti”) e piazzatosi terzo nella finale dei big. Si tratta di una canzone che parte lenta per poi arrivare ad un sognante crescendo d’archi. Il testo parla di una relazione analizzata dal punto di vista della donna, che pone in maniera ermetica alcuni punti interrogativi (“silenzi per cena…conoscersi….lasciarsi le mani non è quello che ci spetta…”) su ciò che accadrà in futuro. Il video conferma il mood malinconico con Malika che gioca a fare la lanciatrice di coltelli con sé stessa. Da godere tutto d’un fiato.
Ma in verità l’album è veramente ricco di brani degni di nota come l’iniziale “Lentissimo” che, nonostante il titolo, ha in realtà un andamento cullante che ci trasporta in un romanticismo dolce, ma mai smielato (“basta parlare per complimenti….prova a stupirmi….”), all’insegna di una sorta di carpe diem sentimentale (“l’attimo che conta è quello che promette di sognare ora”). Gli fa da contraltare il tris seguente composto da “Senza fare sul serio” e le successive “Tempesta” e “Blu”, certamente più andanti, che si distinguono per le loro melodie accattivanti e radiofoniche. Scelta senza dubbio vincente, anche nella sequenza, che dimostra come la Ayane sappia emozionare sia quando si tratta di accarezzare l’ascoltatore, sia quando cerca di farci “ballare” un po’.
Musicalmente e nell’impostazione “Cose che ho capito di me (?)” è uno dei pezzi più intriganti. Una chitarra acustica scandisce il tempo con percussioni (di Axel Reinemer) di tutti i tipi che l’accompagnano in un pezzo giocoso nell’approccio, ma intenso nei contenuti. Non voglio aggiungere altro per lasciarvi il gusto di ascoltarla e scoprirla. Adorabile.
Le tracce più belle sembrerebbero già passate, visto il livello notevole che ho tentato di descrivere e, invece, neanche per sogno: dulcis in fundo, Malika piazza un uno/due da KO che, per l’appunto, ti stende. Prima con l’intensa “Dimentica domani” e poi con la cinematografica “Non detto”, nella quale si lascia andare in una dichiarazione d’amore, sintetizzata nel semplice refrain in inglese “I love you more than words can say”. Probabilmente, quest’ultima, è la sua più bella canzone di sempre. Naif chiude poi in bellezza, con il divertissement di “Chiedimi se” che, come già avvenuto in altri sui dischi (penso a “Tre cose” dal penultimo “Ricreazione”) sa anche rendere di buon umore, descrivendo una città bagnata, nella quale le emozioni si mescolano a cocktail di tutti i tipi e vestiti fradici.
Auguriamo a questa cantautrice italiana di continuare la sua carriera così come sta facendo, una crescita costante di qualità e talento a beneficio di chi vuole sognare, farsi trasportare dalla melodia ma anche, ogni tanto, divertirsi un po’.