Indigo Mist “Indigo Mist”, recensione
Folle, inquieto e libero; tre aggettivi che sembrano ben coniugarsi al nuovo lavoro degli Indigo Mist, combo eclettico composto da quattro vertici multiformi ( Cuong Vu, Richard Karpen, Luke Berman e Ted Poor), in grado di definire, con metaforica attitudine, un’aurea di perduta melanconia osservativa. Le quattro anime jazz arrivano a fondersi all’unisono attraverso inquiete visioni futuristiche, cariche di sapore avanguardistico e asperità concettuali.
Un viaggio cupo ed introspettivo che anela ad una rappresentazione naturale e diretta, priva di fini secondi e di forzosa espressività, ben lontana dall’impronta elitaria che non disdegna momenti di più aperta lettura.
I battenti iniziali ci mostrano, attraverso L’heure bleue, le luci di un respiro libero, in cui le pelli di Ted Poor dialogano con schizofrenici e deformati piatti, pronti ad invitarci verso una tribalistica danza, il cui climax terminale apre al minimalismo scenografico della tracklist. La riuscita composizione, definita attorno alla drammaticità espressiva dei tasti di Berman, appare come un volitivo e tecnico viaggio nuvolare, impreziosito da un valore espressivo in grado di restituire atmosfere cariche di intrecci emozionali. Un continuum narrativo che, privato di silenzi divisori, giunge tra le riconosciute note di A flower is a lovesome thing e Lush life di Billy Strayhorn.
Tra i brani più interessanti annoveriamo la gentilezza espressiva di Billy e le striature innovative e docili di Charles, grazie alla quale ci si ritrova sollevati dalla normalità. Un inusuale vento espressivo in cui l tromba di Cuong Vu trova una perfetta complementarietà negli accenni liberi di Karpen.
A completare l’opera sono infine le cervellotiche vie di The Electric Mist e la meravigliosa avanguard di Mood Indingo, grazie alla quale le terre plumbee si sviluppano su accenni jazz, svincolati dal lineare e posti su di un funzionale e controllato cripto noise, al servizio di un mondo sonoro in costante sviluppo e proiettato verso un punto di non ritorno.