Merzbow-Gustafsson-Pandi

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Cosa pensereste se un musicista portasse all’estremo il concetto di limited edition? Non 1000 copie, non 100…ma una?! Un’unica copia!

Forse pensereste ad uno scherzo, oppure ad una follia.

Solo un folle visionario come Merzbow, in arte Masami Akita, qualche anno addietro è riuscito in un impresa senza precedenti. Infatti, l’unica copia dell’extreme limited edition di Noisembryo è stata sigillata dentro un lettore cd di una BMW.

Questo potrebbe essere sufficiente per raccontarvi chi è Merzow!

Nato a Tokio nel 1956, l’autore conta oggi più di 350 registrazioni attraversate da stilemi avanguarde, free music, jazz libero da ogni mura e musica concreta, stimolata dalla continua ricerca espressiva di una sonorità raccolta attorno a frequenze, timbri e densità.

Oggi Masami Akita si offre alla Rare Noise Records con il nuovo Cuts, album racchiuso sotto il gonfalone di un corvo predatore che (in cover art) mostra i suoi artigli immortalati nel fuggente istante anticipatorio di un finale aperto. Il dinamismo dei tratti grafici per certi versi ci riporta alla mente ideali di un neo-futurismo, qui legato ad un astrattismo sonoro che rasenta il surreale. Tagli ponderati che assumono la sostanza di incisioni d’artista, sonicamente diluiti in ben settanta minuti di irruzioni sonore, la cui efferatezza si concretizza attraverso l’abilità sintetica, rannicchiata nel meltin pot sonoro che attraversa la tribalità espressiva delle pelli dominate da Balazs Pandi e l’isterismo elettivo del sassofono di Mats Gustasfsson.

Il disco, deliziosamente informe (se analizzato da una visuale banalizzante), sembra voler cercare nuove forme di comunicazioni, un intento in eterno divenire che fondamentalmente non vuole trovare pace, proprio per evitare il rischio di arenarsi su di una dead line non voluta. Infatti i brani lunghi e contemplativi si accartocciano attorno a sonorità aperte come il loro finale, disallineate in un sentiero veloce, imponente ed estremo, adatto ad un elite di ascoltatori pronti a chiudere le proprie palpebre affrontando un noise allo stato puro…

come dimostrano i cromatismi orientaleggianti di The fear too. invisible., in cui l’isterismo del sax anticipa le sensazioni space di Like tasor blades in the dark. Se poi con like me.like you si definisce l’alternarsi dell’asprezza sonora del sassofono con la profondità della batteria, mediante la nebbia disturbante di Deep lines.cuts otteniamo una diluita e distesa macchia di colore, il cui pathos è secondo solo al capolavoro introduttivo Evil knives.lines. La traccia che battezza questa lunga freejam riesce a raccoglie le energie per ridefinirsi secondo differenze visuali. Un viaggio sonico che si concentra su cupe roots pronte per un ipnotico tuffo nel confuso mondo onirico; una sorta di lisergico viaggio alle pendici della libertà espressiva, talmente libera da ogni vincolo che a tratti arriva a toccare l’estremità metal tra rumorismo e sensazioni pig squeal, qui funzionali per una narrazione sonora e schizzofrenica.

Una tentazione inusuale che ci invita a percorrere i binari di una struttura noise ben calibrata, in cui la mescolanza di sonorità ci porta ad free interpretativo, legato ad un angosciante intento orrorifico, metafora di una sensazione industrial, ideale per le percussioni primitive che vanno a ricreare un dorso filosofico interposto tra le radici della musica arcaica ed un sound modernista.

TRACKLIST

1.Evil Knives. Lines
2.Deep Lines. Cuts
3.The Fear Too. Invisible
4.Like Razor Blades In The Dark
5.Like Me. Like You